La città in declino

Mi trovo spesso a confrontarmi con colleghi, amici o semplici conoscenti.

Ciascuno – secondo il proprio punto di vista – denuncia i malanni della città in cui vive; forse perché ha un atteggiamento ipercritico o forse perché crede fermamente in una città migliore.

L’atteggiamento più sano di un cittadino è quello di ragionare da cittadino attivo, protagonista per propria parte secondo possibilità e secondo competenze.

Non è facile entrare in tale ottica: risulta difficile sentirsi attivo senza un senso di appartenenza.

Diciamo la verità, chi avrebbe cura di un luogo sapendo che anche chi amministra il luogo non se ne cura?

Ed ecco il vero motivo per cui le città moderne declinano lentamente e inesorabilmente; è faticoso trovare gli esempi nelle istituzioni, dobbiamo ricorrere alla buona educazione familiare ma anche questa talvolta latita.

Perfino la scuola – realtà che conosco assai bene operandovi da molto tempo – è impotente di fronte alle necessità primarie dei ragazzi. Talvolta non basta un personale (dirigenti, insegnanti e ATA) preparato e volenteroso poiché le richieste travalicano il legittimo e la scuola non ha le forze né tantomeno il ruolo per sopperire alle carenze della società civile e della famiglia.

Il declino è del singolo e si riflette sui nuclei sociali. Come porre un freno?

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